Onde

La scalinata percorreva ripida il costone fino a terminare in una piccola spiaggia di sassolini bianchi e rotondi.
Il mare in tempesta permetteva di percorrere solo una piccola porzione di arenile, avendo rosicchiato, con gli alti cavalloni, il resto della battigia.
Andrea era sceso da solo, al tramonto, e se ne stava in piedi, immobile, sull’ultimo scalino, ad ammirare quello spettacolo che erano le grandi onde impetuose che ritmicamente si abbattevano implacabili sulla roccia a picco sul mare.
Il luogo era simile a un paesaggio tipico delle coste normanne. Era stato ad Etrétat ed aveva camminato su sassi come quelli. Ma allora non era solo, c’era anche Sara con lui.
Adesso Sara non c’era più, ma il suo ricordo viveva forte dentro ad Andrea.
Passando in auto, il ragazzo non aveva resistito all’impulso di accostare e di scendere la scalinata sfidando il vento ed i nuvoloni neri e minacciosi, per raggiungere quell’angolo di mondo così simile alla falesia di Etrétat.
Fermo su quell’ultimo scalino, ripensava alla sua vita e a come repentinamente fosse cambiata da un anno a quella parte.
Cosa né avrebbe fatto della sua esistenza, adesso?
Che cosa aveva di così ipnotico quel panorama, per trattenerlo lì, immobile, come fosse senza forze per poter muovere anche un solo passo?
Tra poco sarebbe piovuto. Era senza ombrello e non aveva nemmeno un cappotto. Il vento gli spettinava i capelli biondi ma gli occhi color ghiaccio erano puntati là, verso l’orizzonte.
Sara se n’era andata e con lei anche l’ultimo ricordo di una vita felice.

Andrea, nonostante il vuoto che si era creato dentro di lui, sentiva che l’impeto e la potenza delle onde gli infondeva un nuovo coraggio, una nuova linfa vitale. Sembrava assorbire l’immensità della forza di quel posto magico, così simile alla spiaggia normanna dove si erano consumati gli ultimi momenti di felicità assieme a Sara.
Pronto ad un nuovo inizio, ad una seconda opportunità, chiuse gli occhi, inspirò a fondo l’odore salmastro dell’aria, si asciugò le gocce di salsedine dal viso e rimase lì, immobile, a contemplare l’infinita vastità del mondo che lo circondava.

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