Ciò che ci tiene ancorati alla realtà dei fatti evitando di fare passi esageratamente pericolosi per noi stessi e per gli altri, sia in ambito lavorativo, ma anche nella vita, è la paura.
Abbiamo paura di tutto, anche se non lo ammettiamo. Sopratutto a noi stessi.
Abbiamo paura di perdere il lavoro, quindi ci pieghiamo a folli logiche di mercato.
Abbiamo paura di perdere un caro. Abbiamo paura di far male a noi stessi.
A volte quest'ultimo timore lo mettiamo da parte, ed è quando ci andiamo a cacciare in qualche brutta faccenda, magari perché correvamo in auto, non pensando alle conseguenze. Ma lasciamo stare queste tragedie.
Preferisco concentrarmi sul primo punto, sulla paura di perdere il lavoro, ad esempio. Io non sono in grado di dire se le chiusure degli esercizi commerciali possano essere giuste o no. Mi è capitato di vedere il video degli scioperi a Serravalle, dove i lavoratori chiedevano di poter osservare la chiusura di Pasqua per stare con le proprie famiglie. Un muro a muro che alla fine è sfociato nella violenza fisica e negli insulti di chi voleva andare a lavorare.
Questi ultimi avevano paura di un ricatto ed essendo quasi tutti determinati (quelli che non scioperavano) temevano che al rinnovo del contratto potessero essere lasciati a casa.
Bene. La paura di perdere il lavoro,che gli serve presumibilmente per tirare avanti, per portare la pagnotta a casa, dovrebbe essere rispettata. Si sciopera solo se si ha le spalle coperte? Pare di si.
Torniamo sempre all'esaltazione del pronome "Io" a discapito del "Noi". A un certo punto, un manifestante grida a una ragazza: "qui si sciopera per lavoratori come te". No, qui si sciopera per te, per avere dei giorni liberi. Se la ragazza sciopera, di tempo libero ne avrà fin troppo.
Assurde logiche di lavoro di cui però bisogna prendere atto.
Sarà un discorso troppo banale, figuriamoci se nessuno ci ha mai pensato, ma perché semplicemente non ci si mette d'accordo? Perché bisogna chiudere per forza i negozi nei giorni in cui si lavora di più (liberismo sano), senza potersi mettere d'accordo? Perché chi sta a casa a Natale non può lavorare a Pasqua?
Poi c'è anche da prendere in considerazione il Manico, in questi discorsi. C'è l'imprenditore che accetta un discorso del genere (e mi chiedo perché non si siano mai presi prima la briga di cercare una soluzione equa) e quello che se ne frega, che vorrebbe tutti a lavoro sempre, perché ha il diritto di chiederlo, essendo che i suoi commessi sono tutti ricattabili (liberismo molto insano).
Però senza l'imprenditore che si assume il rischio d'impresa di alzare la serranda, a costo dei suoi investimenti, non staremmo qui a parlare di posti di lavoro.
A mio avviso, non si può far altro che sedersi a un tavolo e cercare di venirsi incontro pacificamente, senza urlare, ricattare e scioperare. Un compromesso che faccia felici tutti deve esistere. La paura deve scomparire di fronte alla tranquillità della certezza del lavoro, ma anche alla certezza di riuscire a passare una festività in compagnia dei propri cari.
Viviamo nel 2018 e, a mio avviso, la paura non deve essere un mezzo di ricatto. Nessuno deve avere più paura di nulla. Anzi, proprio grazie agli altri, al senso di comunità e di appartenenza, bisogna proteggersi e rassicurarsi, cercando per quanto possibile, sopratutto negli ambiti economici e lavorativi, di venirsi incontro a vicenda.
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