Sapere cosa succede nel mondo, documentarsi leggendo riviste e ascoltando i "bollettini" in tv e alla radio, fa di noi certamente persone più complete, e quindi capaci di farsi un'idea propria, a tutto tondo, del mondo.
Il problema dell'informarsi, oggi, è che con l'avvento di internet e dei cellulari (sempre loro), le informazioni non sono solo più accessibili, ma sono anche moltiplicate di numero.
Dove una volta una notizia pubblicata dal quotidiano aveva "valenza" di ventiquattro ore, dopo pochi minuti, ora, è già scaduta. Siamo voraci di novità, da quando colmiamo i nostri momenti liberi (o momenti morti) girovagando per la rete con i nostri dispositivi portatili.
Cosa implica questo aumento di fabbisogno di notizie?
Innanzi tutto, non siamo più informati, essendo che, in passato, un articolo del giornale o un servizio del TG, se interessava, si leggeva o si seguiva per intero, rendendoci più ricchi. Ora, complice il famoso clickbait, siamo sempre più reticenti a cliccare su un link, pena sorbirci paginate di banner e di schede da cliccare e scorrere. Quindi rischiamo di fermarci solo al titolo. Non solo, nella quantità di notizie, siamo costretti pure a incappare in quelle che non ci interessano nulla, ma che ci entrano lo stesso nel cervello, anche contro il nostro volere.
Quindi non è detto che maggior accesso alle notizie vuol dire maggiore conoscenza: molto spesso è vero il contrario.
La quantità nasconde pure delle insidie, come le fake news. Crediamo di saper riconoscere una bufala, sappiamo quali sono le testate che non pubblicano queste notizie, e invece ogni tanto chiunque inciampa inconsciamente nella trappola. Sia perché anche i giornali più autorevoli a volte prendono delle cantonate, sia perché la bufala, la notizia sensazionale montata ad hoc per cavalcare l'onda di un determinato moto emotivo delle folle, porta click, quindi visibilità agli spot, quindi soldi.
Questi mezzi sono utilizzati anche per muovere masse a favore, o contro, di quello o quell'altro movimento politico, o sociale. Il motivo della decadenza dei social è proprio questo: lo scetticismo che si è venuto a creare attorno a un mondo che prometteva di migliorare l'umanità, ma che si è visto travolgere da troppi scandali che ne hanno minato la credibilità.
Ma questo non deve farci temere che l'informazione sia per forza tutta inquinata. Come per ogni cosa, innanzi tutto, bisogna sforzarsi di usare la propria testa, cercare di farsi sempre delle domande. Bisogna avere una propria idea di mondo e casomai modificarla informandosi, o rapportandola al momento storico che viviamo, con intelligenza. Non dobbiamo variare quest'ultima leggendo articoli, ma leggere articoli per integrarla e completarla.
Non bisogna fidarsi al 100% di quello che si legge ma avere un approccio se non proprio scettico (lo scetticismo è una barriera per gli insicuri), ma cauto. Pensare che chi scrive un articolo è una persona, che ha un punto di vista soggettivo, che può variare dal nostro, ma non per forza deve essere sbagliato.
Insomma, informarsi è importante, bisogna certamente essere bravi a destreggiarsi nel mondo (nella valanga) delle notizie, ma confrontare le proprie idee con la quotidianità, è la cosa più bella che esista per il nostro intelletto e per la nostra crescita interiore.
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