Interruzioni

Quanto odio essere interrotto.
Eppure mi capita sovente. Che io stia parlando, o lavorando, o svolgendo una qualsiasi attività che necessita di un minimo di concentrazione e di collegamento mentale, ormai è prassi comune interrompermi. 
Il primo disturbatore seriale è il cellulare. Ogni minuto ormai vibra e suona, o la notifica, o la mail, o la telefonata. Il telefono non ha minimamente rispetto per nulla. Lui suona e vibra a qualunque ora e in qualunque momento del giorno. Per quanto sia importante quello che state facendo, fateci caso, se squilla il telefono, mollate tutto e guardate il monitor e rispondete. Sarà forse un'ancestrale timore che chiunque vi stia cercando stia per morire appeso a un dirupo o magari temete un rapimento dei vostri figli con conseguente richiesta di riscatto, ma quando lo schermo fa comparire la telefonata, si risponde e basta.
Un altro grande disturbatore sono le persone. Noto che si è persa l'educazione dell'aspettare che l'interlocutore finisca di dire quello che ha da dire, per inserirsi a discorso terminato. Ora no. Le tesi da esporre sono così importanti che non si aspetta, non si può più tergiversare. Silenzio: parlo io. 
Uno dei problemi di oggi è l'educazione al rispetto altrui, e fin qui dico una banalità. Ma il rispetto della parola altrui, è la violenza che più di ogni altra applichiamo quotidianamente, sopratutto dopo l'avvento dei social. Perlomeno, prima, al famoso bar in cui erano relegati tutti gli odiatori, quando non si condividevano le parole di qualcuno, o si stava zitti, o glielo si diceva, molto più civilmente, in faccia, prendendosi pienamente le responsabilità di quello che si asseriva. Ora si strepita, si urla, si prevarica con la voce o con il caps lock.
La concentrazione è un altro grande problema dei nostri tempi. Spesso ci interrompiamo da soli, troncando quello che stavamo dicendo o facendo, distraendoci di un nulla. Ma di questo voglio parlarne in un post a parte.
Ormai non abbiamo più spazio per dire la nostra opinione in assoluta libertà. No, neanche sui social, dove possiamo si, scrivere ciò che vogliamo, ma senza poterci sottrarre dal fango di chi sicuramente (perché c'è sicuramente) non la pensa come noi.
Il dibattito, organo supremo che ha reso la civiltà tale, è diventato rissa, mentre il colloquio è diventato noia. Ci annoiamo a parlare, ad ascoltare e a leggere. Ormai ogni informazione deve passare visivamente ed animatamente sullo schermo, altrimenti annoia.
Il racconto deve essere accompagnato da immagini, e le immagini dalla melodia. E tutto ciò deve durare molto poco, sennò annoia. Ma ormai sono andato fuori tema. Volevo parlare di quanto è odioso essere interrotto, sono finito a parlare di quanto ci annoiamo di un nulla.
Dev'essere un sintomo anche questo.

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