In uno dei primi post di questo blog spiegavo di come per me a volte è complicato mettere ordine alle idee. Con facilità partorisco una idea, buona o cattiva che sia, ma poi faccio fatica a collocarla al posto giusto, per un motivo o per un altro.
Negli ultimi tempi ho letto molto di Roth scrittore, deceduto alcuni mesi fa, e raccontato dal biografo ufficiale, dalla governante, dagli amici.
Roth amava scrivere in piedi. Gli si ordinavano le idee, non sopportava di stare seduto a una scrivania. Truman Capote, invece, scriveva da coricato, e non era il solo: Nabokov, Joyce, Twain.
Se pensate che Proust ha scritto un'opera, Alla ricerca del tempo perduto, di circa nove milioni e seicentomila parole, interamente da seduto, con l'inchiostro della penna che gli gocciolava addosso, ecco... A volte mi vergogno un pò di me stesso. Sopratutto quando mi lagno del fatto che faccio fatica a raggiungere e a mantenere la necessaria concentrazione (altro argomento di cui ho già parlato).
L'insolito modo di buttare parole sul foglio è uno dei discorsi più soggettivi che possano esistere per uno scrittore. Ognuno ha resa e sensazioni diverse. Ad esempio, nel mio piccolo, tutto ciò che ho scritto, l'ho sempre fatto sotto pressione. Spesso a lavoro. Molte volte lamentandomi, ma conscio che probabilmente, la concatenazione di interruzioni, di perdita di concentrazione, di ricominciare a gettare parole sul foglio come un fiume un piena, sia il modo a me più congeniale per mettere in fila argomenti e pensieri. Quando sono a casa, sommerso dal silenzio, su una sedia con il pc appoggiato al tavolo, senza alcun fattore condizionante, mi distraggo per un nulla, che sia un fruscìo o il miagolio del mio gatto.
Anche in questo, come in tutto il resto, c'è la dimostrazione di come ognuno di noi sia diverso dagli altri, con le proprie sensazioni e i propri pensieri.
Nessuno è omologabile e collocabile in categorie. Bisogna solo mettersi a proprio agio e svolgere ogni attività nel modo a noi più congeniale, senza condizionamenti e consigli di cui non abbiamo bisogno.
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