"A volte il primo compito delle persone intelligenti è la riaffermazione dell'ovvio."
Questa citazione di George Orwell, che ho già inserito nella premessa della mia raccolta di racconti, mi è sempre piaciuta assai.
Come già specificato nel libro, lungi da me considerarmi una persona così "intelligente", semplicemente credo che a volte le cose vadano dette, o scritte, anche se sono banali.
Anzi, essendo così mostruosamente banali, a volte, certi discorsi, macerano nel calderone del "non detto" fino all'essere poi dimenticate del tutto.
Lo scrittore è a quel punto che deve riesumarle e dargli una bella sistemata per renderle di nuovo presentabili all'occhio severo del mondo.
Ci sono cose banali che ripetiamo ogni giorno, magari a un bambino, per insegnargli cosa è bene e cosa è male, ma ci sono cose ovvie che invece ci vergogniamo di discutere, appunto perché sono troppo scontate.
Ad esempio la cosa più banale di cui parlare è proprio la banalità. Non c'è niente da dire sulla banalità, tolte quelle quattro righe che ho già scritto, quindi quando una cosa è banale, la filtriamo preventivamente nella mente.
Banale ma utile - la dico.
Banale, rimestata ed inutile - non la dico.
Invece le cose, se ci va, andrebbero dette sempre. Anche in questo blog ci sono cose molto banali, ma che mi andava di dire. Qui sopra scrivo per me, ma è un luogo fruibile a tutti. Chiunque potrebbe incappare qui sopra, leggere , scuotendo la testa, pensare: che banalità.
Ok, è vero. Ma mi andava di dirlo: banalità non vuol dire bestemmia.
A me piace riflettere su certe ovvietà, specialmente quelle che diamo per scontate. Da lì, sia mai che non nasca una nuova idea, o magari una riflessione su qualcos'altro di un pò meno banale che potrebbe rivelarsi utile nella vita.
Insomma, se la banalità ci infastidisce e vogliamo rivolgersi solo al nuovo, cioè al futuro, il passato, la storia, vanno escluse dalla nostra vita. La storia è banalità.
Banale è che Hitler fosse cattivo. Allora dimentichiamolo? Certamente no.
Lo ripetiamo, lo rimestiamo, lo insegniamo ai bambini in modo che possano pensare a lui quando devono prendere come massimo punto di riferimento la cattiveria umana.
La banalità, in quel momento, ha avuto uno scopo. Siamo stati persone intelligenti a riaffermare l'ovvio.
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